COVID-19: l’impatto sull’economia globale secondo le previsioni di Euromonitor

COVID-19: l’impatto sull’economia globale secondo le previsioni di Euromonitor

L’emergenza sanitaria legata al COVID-19 ha raggiunto dimensioni globali con importanti ripercussioni sulle prospettive economiche dei vari Paesi.

Il Centro Studi FederSalus ha condotto una survey nella settimana dal 27 marzo al 3 aprile per fotografare l’impatto dell’emergenza sanitaria sulla filiera industriale degli integratori alimentari e il sentiment degli operatori italiani (aziende a marchio, materie prime e produzione in conto terzi). La fotografia scattata restituisce un quadro di generale preoccupazione da parte delle aziende del settore.

Dal punto di vista industriale sono emerse problematiche specifiche tra cui i ritardi nella produzione e nella consegna dei prodotti per oltre 3 aziende su 4, ma anche rallentamenti nella domanda/fatturato che interessano quasi il 60% del totale. Il 59% delle aziende ha inoltre dichiarato un impatto negativo sul fatturato, dato che diventa il 62% se si considerano le aziende a marchio di piccole o piccolissime dimensioni.

Il mercato italiano degli integratori alimentari ha reagito con incrementi non trascurabili nel mese di marzo riportando incrementi del +3,2% in termini di unità e del +5,3% a valore  rispetto allo stesso mese del 2019[1],  intercettando l’esigenza dei consumatori di mantenere il proprio stato di benessere in particolar modo in questa fase. Nelle ultime settimana si assiste, tuttavia, a una tendenza dei consumi a normalizzarsi, difficile fare delle previsioni per i mesi futuri.

In un recente articolo, l’istituto di ricerca Euromonitor ha fornito un’analisi sugli impatti dell’emergenza mediante una previsione circa l’andamento del PIL a livello globale.

All’inizio di aprile, è stato stimato che l’andamento del PIL globale in termini reali nel 2020 potrebbe oscillare in un intervallo compreso tra -1,5% e 0% (a gennaio l’intervallo  era stato stimato tra 2,6% e 3,4%).

La maggiore contrazione del PIL riguarderà l’Eurozona (-4,4% nel 2020) e in particolare l’Italia, con un calo del 7% del PIL reale, a seguire gli Stati Uniti  con una contrazione del 3%, mentre le stime di crescita del PIL della Cina vengono tagliate al +1%.

Questi numeri descrivono lo scenario di base come definito da Euromonitor (Fig. 1 – Global Real GDP Growth: 2006-2022, Euromonitor baseline) in cui la contrazione dell’attività economica risulterebbe all’incirca paragonabile a quella che si è avuta durante la crisi finanziaria globale del 2008-2009.

In questa primo scenario si assume che le misure di distanziamento sociale producano effetti positivi sulla curva dei tassi di infezione da Covid-19 nell’arco di 1-2 trimestri, con tassi di infezione sotto il 10% e tassi di mortalità che sono in media inferiori all’1%.

Lo scenario di base presuppone che le misure fiscali e creditizie messe in atto dai governi siano sufficienti a evitare consistenti chiusure di imprese e una caduta del reddito disponibile delle famiglie.

In questo scenario l’economia potrebbe ripartire in modo abbastanza celere una volta che le misure di lockdown saranno allentate, con una crescita del Pil tra il 3,7% e il 5,7% nel 2021.

L’emergenza sanitaria ha colpito molti settori dell’economia, con la chiusura di diverse attività e importanti ripercussioni sulle imprese, sull’occupazione e sui redditi delle famiglie che rischiano di tradursi in una crisi finanziaria a lungo termine.

Resta anche un elevato il livello di incertezza, legato all’impossibilità di determinare effettivamente la diffusione del COVID-19, i tassi di mortalità, la durata delle misure di sicurezza e gli impatti delle misure creditizie e fiscali sull’economia, per cui sono state formulate altre ipotesi di scenario, con diverse probabilità.

Le ipotesi vanno da una situazione di profonda recessione a scenari di crisi economica (più moderata e più profonda):

nello scenario di recessione il PIL globale potrebbe contrarsi dall’1,5% al 3,5%

nello scenario di crisi economica più moderata il PIL globale potrebbe contrarsi dal 3,5% al 5,5%

 

nello scenario di crisi economica più profonda il PIL globale potrebbe contrarsi dal 5,5% al 9%.

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Fig. 1 – Global Real GDP Growth: 2006-2022.

Fonte: Euromonitor International Macro Model, National Statistics.

Il mondo crescerà meno nel 2020

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Organization for Economic Cooperation and Development, OECD), la quale ha già ridotto dal 2,9% al 2,4% la previsione relativa alla crescita economica globale, ora parla di una crisi simile o addirittura peggiore di quella del 2008. Il Fondo Monetario Internazionale (International Monetary Fund, IMF) non ha ancora annunciato le sue nuove stime, ma ha già reso chiaro che non rispecchieranno il precedente 3,3%.

Le previsioni più pessimistiche indicano la possibilità di una profonda recessione. Per questa ragione il governo degli Stati Uniti sta già negoziando un pacchetto di aiuti da 1,8 trilioni di dollari: qualcosa di simile a un nuovo Piano Marshall per risollevare l’economia mondiale da una crisi che è già reputata dagli esperti simile agli avvenimenti successivi alla seconda guerra mondiale.

Nel caso le previsioni più pessimistiche vengano confermate e il PIL del 2020 risulti negativo, questo farà segnare il terzo anno consecutivo con una crescita negativa. Un segnale d’avvertimento per l’economia mondiale dei prossimi anni, un aspetto che si spinge molto oltre la pandemia.

Impatto sul commercio

Durante le scorse settimane, abbiamo assistito alla diffusione del nuovo coronavirus e abbiamo visto i governi intraprendere misure per contenere il crescente numero di casi. Le persone hanno iniziato a uscire meno di casa, volontariamente o meno, e questo ha portato conseguenze immediate per B&M.

Negli Stati Uniti, secondo i dati monitorati a partire dal 16 marzo, è stata registrata una diminuzione del 9%, prima che la California e New York decretassero la quarantena obbligatoria. A causa dell’isolamento forzato la tendenza ribassista diverrà ancora più pronunciata nel corso delle prossime settimane.

Questo scenario ha fatto sì che le persone utilizzassero maggiormente i servizi e-commerce per acquistare i prodotti essenziali. Secondo uno studio rilasciato da Google il 17 marzo, Cina, Italia e Spagna, nazioni che in questo momento sono in totale quarantena, hanno fatto registrare un grande aumento delle ricerche relazionate a prodotti per l’igiene personale e la pulizia, medicine e prodotti di prima necessità. In contrapposizione, i prodotti considerati superflui come mobili, vestiario e oggetti di lusso hanno visto un rapido declino.

In nazioni dove le misure non sono state da subito così restrittive, come Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti (il report è stato redatto prima della chiusura dei confini con Canada e Messico e la quarantena negli Stati di New York e California) sono state osservate le stesse tendenze, anche se meno accentuate.

In linea con lo studio eseguito da Google, i dati di febbraio compilati da Nielsen mostrano come gli americani abbiano cercato maggiormente prodotti per la cura personale, mascherine protettive e termometri.

I dati iniziali inerenti ai servizi e-commerce sono molto significativi. Quantum Metric, società che monitora i dati commerciali relativi al mercato americano, ha eseguito un sondaggio tra il 1 gennaio e il 29 febbraio, identificando un aumento medio settimanale delle vendite e-commerce pari al 52%. Anche il tasso di conversione ha fatto registrare un rialzo significativo con una crescita dell’8,8%. Tutto questo mostra la grande influenza del nuovo coronavirus sui dati attuali rispetto a quelli dei primi due mesi del 2019.

 

Crisi delle forniture globali

Il mantenimento della fornitura di beni e una delle principali problematiche imposte alle attività commerciali dalla pandemia del Covid-19. Con l’imposizione di quarantene obbligatorie le fabbriche hanno dovuto chiudere e la loro produzione è stata sospesa. La Cina, dov’è apparso il nuovo coronavirus, ha vissuto per quasi due mesi secondo questa norma e solamente ora sta iniziando a riprendere le attività.

All’interno di un’economia globalizzata, questa interruzione influisce sulla catena d’approvvigionamento, creando problemi nella fornitura di varie categorie di prodotti in tutto il mondo. Nella parte settentrionale dell’emisfero, i marchi di prodotti di moda e di vestiario stanno già affrontando problemi con le loro collezioni primavera-estate. I rivenditori britannici come Marks & Spencer, i quali dipendono dalle linee di produzione cinesi, hanno già stimato ritardi che vanno da 4 settimane a 3 mesi nella consegna delle nuove collezioni.

Le compagnie appartenenti al settore tecnologico hanno già fatto registrare una riduzione della produzione di gadget: Foxconn, il principale partner manifatturiero di Apple, ha interrotto la maggior parte della sua produzione nel corso degli ultimi due mesi. Si stima che questo porterà alla riduzione di circa il 10% nella consegna di dispositivi iPhone nel primo trimestre dell’anno.

Ovviamente, le aziende che operano a livello globale dispongono di piani d’emergenza. Però durante una pandemia, quando nessun luogo è esente dal virus, il trasferimento della produzione in altri centri industriali non è un’alternativa fattibile.

 

Prospettiva sul medio e lungo termine

Scienziati provenienti da differenti nazioni sono impegnati nelle ricerche sul virus, cercando trattamenti più efficaci e lavorando per sviluppare un vaccino. Questo permetterà alle persone di proteggersi contro il Covid-19 e di avere più possibilità di ristabilirsi nel caso contraggano la malattia.

La Cina sta già mostrando segni di recupero. Il numero di persone infettate sembra essersi stabilizzato e le morti sono diminuite. Le persone possono già uscire per strada e l’attività economica sta riprendendo gradualmente. Dato che la Cina è il principale fornitore di beni industriali a livello mondiale, questa notizia è incoraggiante, ma si tratta solo dell’inizio.

Il mondo sta ancora facendo registrare un numero crescente di contagiati e morti. Europa, Stati Uniti e America Latina hanno ancora da affrontare alcune settimane di quarantena e una possibile recessione diventa sempre più possibile. Però, se le persone, le aziende e i governi faranno la loro parte, superare questa crisi sarà solo questione di tempo.

 

 

[1] Fonte dati: IQVIA Solutions Italy – marzo 2020

tex.com/it/blog/strategia/impatto-del-covid-19-sulleconomia-globale

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