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Tutta la ceramica che non ti aspetti: tra storia e contemporaneità, a Montelupo

Montelupo Fiorentino, Toscana, è il paese della ceramica. Ogni anni un festival la celebra, rinnovandone storia e carica innovativa. Il Museo della Ceramica e la mostra diffusa Il colore interiore, ne sono ultimo e ottimo esempio.


La storia della ceramica spinge così indietro le sue radici da ammantare di un fascino antico e forse troppo ingenerosamente polveroso un materiale che invece, ancora oggi, possiamo riscoprire attuale. Ne sono perfettamente consapevoli a Montelupo Fiorentino (Toscana) dove la ceramica è di casa, almeno, dal 1200. La città è cresciuta insieme al suo materiale prediletto, riflettendo i tempi e rispecchiando i periodi storici che si sono succeduti. Una crescita comune e parallela che trova nel colore una sintesi perfetta: verdi e brune le prime e rudimentali, anche perché povere, realizzazioni risalenti al 1200; con l’espansione marittima fiorentina, l’arrivo di nuovi tecniche e materiali insieme con fresche e rinnovate finanze, portano le ceramiche in periodo rinascimentale a tingersi di blu cobalto, molto costoso, e di una giallo-oro importato dalla penisola iberica; contaminazione internazionale che proseguirà fino alla Turchia del XVI, dove probabilmente viene scoperto l’ossido di manganese, dal quale viene un preziosissimo color rosso. Così intenso ed evocativo che Montelupo ne farà un simbolo.

Tanto che ROSSO MONTELUPO è stato filo conduttore del Festival Cèramica che la città toscana ha dedicato all’arte dello storico materiale, colto in tutte le sue sfaccettature. Un movimento organico che ha raccolto come cocci ogni frammento della città, riunendoli in un’unica opera che si è mossa unitamente per tre giorni. Se il festival è passato (in Giugno), rimangono però le testimonianze artistiche del rapporto di Montelupo con la ceramica. Di Tutti i colori è la mostra che attraverso 120 opere ceramiche prodotte in loco raccontano le evoluzione della tecnica e delle soluzioni realizzative, soprattutto seguendo le variazioni cromatiche che le hanno contraddistinte. Se alcune delle opere arrivano al Museo della Ceramica di Montelupo tramite prestiti e concessioni, tante altre sono invece destinate a rimanere sul territorio. Sarà così per il capolavoro assoluto del Museo, un piatto risalente al 1500 e acquistato, grazie a diversi aiuti privati, per più di 500.000 euro da un collezionista privato. Caratterizzato da quel rosso sanguigno e ardente a cui abbiamo prima accennato, l’opera eccelle per capriccio stilistico e dettaglio decorativo. Brillante ed elegante, rappresenta un pezzo unico destinato a diventare simbolo e tesoro della città.

Se il Museo si spinge fino al 1900 nel racconto dell’evoluzione della ceramica – dalla sua riscoperta alle tendenze pop dettate dalla ceramistica artistica e dal design – per tutta la città si parla più spiccatamente contemporaneo. Il colore interiore. Cromatismi e apparenze della ceramica contemporanea è il progetto curato da Matteo Zauli che diffonde l’arte contemporanea, basata sulla ceramica, nei luoghi storici del centro montelupino, come la Galleria Facto, la Prioria di San Lorenzo, la ex-sede di Banca Intesa, la ex-Farmacia. Si tratta di una mostra-installazione, organizzata come una serie di Wunderkammer, dove i lavori di artisti quali Carla Accardi, Salvatore Arancio, Gianni Caravaggio, Cèsar, Giorgio Di Palma, Pablo Echaurren, Sueharu Fukami, Alberto Garutti, Ana Hillar, Ilya Kabakov, Alfonso Leoni, Claudia Losi, Eva Marisaldi, Mathieu Mercier, Sabrina Mezzaqui, Fotso Niye, Mimmo Paladino, Eva Pelechova, Paolo Polloniato, Patrick Tuttofuoco/Natascia Fenoglio, Sislej Xhafa, Carlo Zauli interpretano i colori impiegati per la produzione ceramica, dai più utilizzati, come il bianco e il nero, il rosso e la terracotta, a quelli più insoliti, come il blu e il rosa.

La collaborazione tra artisti contemporanei e maestri artigiani esperti ha rinnovato ulteriormente la storia millenaria della ceramica, arricchendola di un nuovo e suggestivo capitolo. In particolare è la commistione tra un materiale così antico ed evocativo applicato nella dimensione di un linguaggio libero e sperimentale come quello contemporaneo a generare soluzioni impreviste ed estremamente innovative. Così che al Senza Titolo presentato da Patrick Tuttofuoco e Natascia Fenoglio potremmo sicuramente rischiare di affidare noi un nome, tanto l’opera è carica di suggestioni. Surreale sindone, Mille occhi di velo, Cromie esoteriche: solo un gioco, niente di serio, che però misura la temperatura artistica di un lavoro realizzato partendo da uno straccio imbevuto di ceramica. Risultato smaltato, brillante, magnetico nell’inquietare e incessante nell’offrire punti di vista e spunti di riflessione.

Così come gli Arlecchini di sottilissima ceramica di David Casini, maschere enigmatiche e variopinte. Le possibilità cromatiche della ceramiche sono racchiuse nell’opera di Fabrizio Lucchesi, Wall, che propone una serie di mini container dai colori smaltati e accesi. Le potenzialità artistiche e tecniche della ceramica si incontrano nella Madonna di Alberto Garutti, la quale contiene un dispositivo che conduce la sua temperatura corporea fino a 36 gradi circa. Materializzazione artistica del divino che sorprende il fruitore con una componente esperienziale inaspettata.


Inaspettata, inattesa, incessante, intrepida, innovativa: come la ceramica, ancora tutta da scoprire.

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Storia della piastrella in ceramica

La preistoria della piastrella in ceramica

E’ piuttosto difficile dare una data di nascita alla ceramica. Certamente è una delle invenzioni più antiche dell’uomo e certamente nasce per caso: qualche nostro progenitore avrà acceso il fuoco in un punto in cui l’acqua aveva ben compattato un terreno argilloso e si sarà accorto che la terra, sotto al fuoco, si era solidificata trasformandosi nel primo, casuale, manufatto in “terracotta”. 
I nostri progenitori impararono a modellare l’argilla e compresero che si potevano ottenere risultati migliori mettendola prima ad essiccare al sole per poi cuocerla sul fuoco ottenendo i primi recipienti in ceramica dura.

Vasi di terracotta di 18.000 anni fa
Gli oggetti plasmati e cotti sono principalmente vasellame e contenitori per i cibi. I manufatti più antichi ritrovati, delle scodelle cotte direttamente sul fuoco, risalgono a 16.000 anni avanti cristo e sono stati ritrovati e datati in Cina.

 

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Fino a qualche anno fa si riteneva che i pezzi più antichi fossero quelli ritrovati in Giappone, datati circa 12.000 avanti cristo.
Questi primi oggetti sono forme primitive, grezze, poco raffinate, incredibilmente giunte fino a noi, cosa questa che già mette in luce la straordinaria durabilità di questo materiale.
Una innovazione fondamentale per la ceramica
Una vera e propria rivoluzione si ebbe grazie all’invenzione del piatto girevole (tornio) che agevola la produzione di oggetti quali vasi, piatti, anfore e brocche. Rispetto alla primitiva lavorazione manuale si possono ora ottenere oggetti meno sgraziati, più simmetrici e armoniosi.
La combinazione tra la rotazione continua del piano di appoggio dell’argilla umida e le mani che la plasmano consentono di affinare la tecnica produttiva e rendere più sottili le pareti degli oggetti.
Si tratta sempre di recipienti per contenere acqua e cibo e costruiti con un ottica di funzionalità, non decorati, ma di forme armoniose.

La decorazione della ceramica
Una seconda evoluzione si ebbe con i primi tentativi di decorazione della ceramica. Dai primi, semplici, graffi fatti all’esterno dei manufatti a tentativi di disegni geometrici ed infine, sempre incidendo la parte esterna, a parole, frasi e scritte. Ci si rende conto che le frasi o i disegni scritti sulla terra pressata e cotta rimanevano indelebili nei vasi e nelle anfore in terracotta ben più a lungo di quanto succedeva con le parole scritte sui papiri o sulle pergamene.

 

Qualcuno inizia a pensare che si potrebbe utilizzare la terracotta per riportarvi leggi, imposizioni religiose, codici o per tramandare eventi e storie. L’alternativa è scolpirle sulla pietra, operazione più onerosa e lunga.

Nascono così le primissime piastrelle in ceramica.

 

La nascita delle piastrelle in ceramica
Le prime piastrelle furono, infatti, delle “piastre di terra battuta” realizzate per essere un supporto su cui scrivere testi importanti.

Su delle lastre di argilla cruda gli incisori scrivevano, quindi, leggi o direttive, piuttosto che frasi religiose o storie di Re e guerrieri. Una volta cotte queste prime piastrelle diventavano dei veri e propri testi di divulgazione, dei “libri”, insomma, estremamente durevoli.

Da qui, da questi manufatti, inizia la storia che porterà ai moderni rivestimenti in ceramica che trovi nelle pareti e nei pavimenti di casa tua, ma la strada è ancora lunga.

Nelle foto qui sotto, che ho fatto all’interno del British Museum, si vedono alcune di queste piastrelle in ceramica incise come dei libri: in quello di destra è raccontata la storia di Ashurbanipal e risale al 668 avanti Cristo.
Libri stampati su…piastrelle di ceramica!
Le prime piastrelle in ceramica della storia furono, insomma, dei “libri” concepiti così per durare secoli e trasmettere al futuro conoscenze, leggende, storie che difficilmente sarebbero arrivate fino a noi.

La prima funzione della lastra in ceramica è stata, quindi, culturale e storica. Come si vede nella foto seguente – sempre al British di Londra – ci permette di poter consultare “librerie” antichissime.
Una piastrella di ceramica “trigonometrica”
Un esempio notevole di utilizzo delle piastrelle è la tavola matematica nota come “plimpton 322” recentemente (Agosto 2017) decifrata.

Il manufatto di ceramica – di circa 3700 anni fa, ritrovato in Iraq – riporta una tabella trigonometrica e, al momento, è la più antica mai trovata al mondo.
Certamente fu utilizzata per il calcolo trigonometrico (scoperto quindi dai babilonesi e non dai greci come si credeva) per calcolare come costruire palazzi, templi, piramidi e canali.
Le prime decorazioni “industriali” delle piastrelle
Un’innovazione interessante, tuttora utilizzata nell’industria delle piastrelle in ceramica per strutturare le superfici, furono i cilindri in calcite che si vedono nella foto qui sotto.

Questi cilindretti bianchi venivano passati, facendoli rotolare, sull’argilla bagnata per creare delle decorazioni che si ripetevano in continuazione.
Sotto al cilindro bianco della foto si vede l’argilla cruda (quella in basso, di colore grigio) e poi la terracotta decorata (quella rossa) grazie alla pressione di questo cilindretto.

Una volta inciso, un cilindro questo poteva replicare migliaia di volte la decorazione sulle lastre: un concetto industriale di produzione di piastrelle in ceramica decorate.

Sconcertante pensare che questo manufatto è stato datato intorno al 3.300 avanti Cristo.

Questi cilindri venivano realizzati in marmo o anche in pietre semipreziose, oppure in avorio. Ne sono stati trovati molti nell’area Mesopotamia a dimostrazione che la realizzazione di questi progenitori degli attuali listelli di ceramica decorata era una attività fiorente.

https://www.fratellipellizzari.it/blog/piastrelle-storia

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Un Webinar sul Dispositivi Medici Farmaceutici, organizzato dall’Ambasciata d’italian e dalla Sezione Commerciale dell’Ambasciata d’ Italia in Iran

22 Feb. 2022 un webinar si è tenuto che presenta le capacità di business in Iran e in Italia nel campo delle apparecchiature mediche, della medicina e delle industrie correlate. 

Questo webinar è iniziato con la collaborazione dell’Ambasciata d’Italia e del Dipartimento del Commercio e dell’Economia dell’Ambasciata con un intervento della Sua Eccellenza, Dr. Giuseppe Perrone, Ambasciatore d’Italia in Iran, e rappresentante del Ministro della Salute iraniano. In questo incontro, a cui hanno partecipato circa 18 attivisti nel campo della medicina e della cura dei due paesi, è intervenuta in rappresentanza di questa camera la Sig.ra Shahabi, Segretario Generale della Camera Unita di Iran e Italia. In questo incontro, a cui hanno partecipato circa 18 attivisti nel campo della medicina e della cura dei due paesi, La Sig.ra Shahabi, Segretaria Generale della Camera di commercio Irano-Italiana, è intervenuta in rappresentanza di questa Camera.

In questo webinar, la signora Shahabi, considerando le sfide in questo campo, ha menzionato in dettaglio i vari servizi forniti dalla Camera di commercio Irano-Italiana in passato, e soprattutto negli anni successivi alle sanzioni, a tutti i membri iraniani e italiani, e ha aggiunto che l’imposizione di sanzioni nel campo delle apparecchiature mediche e farmaceutiche ha avuto molte conseguenze, tra cui la mancanza di cooperazione delle grandi aziende europee nel trasferimento di farmaci, apparecchiature mediche e beni sanitari, la mancanza di cooperazione delle banche e la mancanza di adeguate motivi per concludere contratti con società estere. 

 
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Lei ha anche sottolineato che queste condizioni hanno aumentato il costo degli articoli farmaceutici e dei costi di trattamento e ridotto l’accesso dei pazienti ai servizi farmaceutici e alle apparecchiature mediche nel paese.

La Segretaria Generale della Camera di Commercio, Industria, Miniere e Agricoltura Irano-Italiana, in questo webinar, ha indicato le azioni congiunte delle due Camere in Iran e in Italia per risolvere alcuni dei problemi dei membri della Camera e degli attivisti nel campo delle apparecchiature mediche , medicina e industrie collegate. 

Vale la pena ricordare che in questo webinar, che è stato presieduto da Dr. David Balloni, Primo Segretario della Sezione Economico, Economico dell’Ambasciata Italiana in Iran, il Dr. Zampini, Presidente della Camera di commercio Italo e Iraniana, i rappresentanti dell’Iran e dell’Italia, i dirigenti sanitari, amministratori e personale nel campo della salute, della medicina e dell’odontoiatria Privati e governo dei due Paesi ed i rappresentanti delle banche Pasargad e delle banche popolari Di Sandrio erano presenti con interventi, seguiti da domande e risposte al termine dell’incontro.

 
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la parola di caporedattore

Una panoramica di ciò che sta accadendo nel settore delle piastrelle di ceramica …
L’origine della produzione delle piastrelle di ceramica deriva dalla ceramica, le cui prime tracce sono apparse in Iran e risalgono al 10.000 aC circa. Naturalmente, gli archeologi ritengono che i primi umani abbiano inventato le prime ceramiche circa 24.000 anni fa. Anche se oggi non possiamo più vedere i dinosauri dal vivo, possiamo vedere e toccare le loro piastrelle di ceramica contemporanee nei luoghi di antiche dimore e scavi. Dovrebbe essere menzionato che gli egizi, i cinesi e anche i giapponesi hanno una lunga storia ed esperienza nel campo di quest’arte….
Nel XV secolo, le piastrelle smaltate con ossido di metallo divennero popolari in Italia e gradualmente si diffusero in Spagna, Olanda, Francia e Inghilterra.
“Tile” prende il nome dal popolo ariano chiamato “Kash” e la sua radice è dalla parola latina (TEGVIA) che è sinonimo di francese (TUILE) e significa fango cotto e la parola inglese è “Tile”. La parola ceramica deriva dalla radice greca keramos e significa ceramic “Pottery”. La differenza tra le piastrelle di ceramica è nella sua forza e spessore. La ceramica è più spessa e più resistente.
In termini di produzione mondiale, Italia, Spagna e Turchia sono al primo e terzo posto in questo settore. La prima fabbrica di piastrelle in Iran chiamata “Irana Tile” fu costruita industrialmente nel 1960. Le piastrelle originali erano grezze e ruvide, tuttavia, con il graduale cambiamento del metodo di produzione, progettazione e costruzione di nuove fornaci, l’invenzione del tornio da vasaio, oltre alla pittura e smaltatura, pittura e abbellimento, questo fenomeno si è progressivamente evoluto e nel design, qualità e resistenza hanno subito un cambiamento inimmaginabile. Bellissimi esempi dipinti e persino dorati si possono trovare non solo al posto di vecchi edifici, palazzi, chiese e moschee ha anche molte applicazioni nei nuovi edifici. Il maestro “Ali Panjehpour” è uno dei più famosi maestri della piastrellatura in Iran.
L’industria della ceramica non si limita alla produzione di piastrelle, ma anche la produzione di piatti costosi con dipinti belli e dorati è una delle realizzazioni artistiche di questo campo.
Prima della rivoluzione, la quantità di produzione di piastrelle in Iran era di circa 12 milioni di metri quadrati, dopo la rivoluzione, con buoni investimenti fatti nell’industria delle piastrelle di ceramica, la sua produzione è aumentata, attualmente in Iran esiste una capacità produttiva di oltre 110 milioni di metri quadrati di piastrelle di ceramica.
Questo aumento della capacità è stato realizzato per soddisfare le esigenze sia interne che di esportazione, purtroppo, con l’imposizione delle sanzioni, si è persa la possibilità di esportare questo prodotto, come molti dei prodotti industriali e agricoli iraniani e molti produttori di piastrelle di ceramica e persino produttori di porcellane, oggi affrontano il problema di non attirare i loro prodotti sul mercato e magazzini pieni di prodotti in attesa di essere consumati o esportati.
Si spera che questa preziosa industria possa essere rilanciata con la riattivazione di JCPOA e la revoca delle sanzioni.

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Shiraz – La città delle rose

Sì certo, state sentendo l’odore inebriante di fiori come la rosa ed il gelsomino, sentite un po’ di caldo… allora siete giunti con noi nella regione del Fars; questa regione a sud-ovest dell’Iran, è una delle culle della civiltà iranica ma pure di quella dell’intera umanità; inoltre, nei secoli, è stata il cuore della letteratura, della scienza e della cultura dell’Iran e pertanto abbiamo deciso di iniziare il nostro viaggio da essa. il capoluogo di provincia della regione del Fars, una sorta di capitale culturale dell’Iran. Shiraz è stata la capitale della Persia durante la dinastia Zand dal 1750 al 1794, mentre durante la dinastia Qajar la capitale fu trasferita a Teheran. Shiraz ha una popolazione di 1.980.006 abitanti ed è per dimensione la quinta del paese.

La città di Shiraz è situata nell’Iran centro-occidentale ed ha una altezza di 1486 metri dal livello del mare, è situata ai piedi delle catene montuose degli Zagros e dista 919 chilometri dalla capitale Teheran. È naturalmente una delle città più grandi dell’Iran con il suo milione e 700 mila di abitanti ed è soprattutto una delle più belle città dell’Oriente.La città prende posto nell’omonima pianura, cioè di Shiraz, un grande rettangolo di 40 chilometri per 10. Questa pianura ha una leggera pendenza da Ovest ad Est e ad Ovest è attraversata da sorgenti e ruscelli.

Ad est della piana vi è il lago salato di Maharlou che ha quasi 200 chilometri quadrati di estensione; tutta la pianura e circondata e sovrastata dalle montagne.Shiraz ha un clima abbastanza mite e stagioni ben distinguibili. La zona ha avuto un ruolo importante nella Storia dell’Iran da migliaia di anni fa, come dimostrano le tavolette ritrovate negli scavi inerenti alla civiltà degli Elamiti.Nel periodo Achemenide, la città era sulla via tra Susa, la capitale del regno e Persepolis e Pasargad, luogo di villeggiatura estivo e di celebrazione delle feste di corte.

Nel periodo Sasanide era nuovamente un centro che collegava città importanti come Bishabur, Gur e Estakhr. Con il suo clima mite e la sua posizione strategica particolare, era sempre vista con attenzione dalle dinastie reali persiane.

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Ecco 5 posti "must see" a Shiraz

1) Persepolis (Takht and Jamshid)

Tecnicamente questo posto è fuori dalla città di Shiraz ma li unirò in questo articolo. Non so come scrivere di questo posto per descriverne la magnificenza nella storia persiana. Persepolis è uno dei siti storici più preziosi e di valore dell’Iran. Ma perché?

Beh, Persepolis venne costruita durante il regno di Re Dariush, il suo nome in inglese era Darius ed era conosciuto in tutto l mondo per il suo contributo all’Impero Persiano. Anche oggi gli iraniani lo rispettano. Persepolis era in pratica la capitale dell’Impero Persiano, dove risiedeva e governava il re. È più di 125000 metri e ha molte sezioni diverse, alcune delle più importanti sono:

piccoli palazzi privati

la tesoreria reale

parapetto di protezione del castello

cancello, scale d’ingresso e terrazza

La costruzione di questo complesso durò più di 150 anni durante i quali centinaia di architetti lasciarono una loro traccia. A quanto sembra non esiste un altra opera architettonica così al mondo. Non c’è mai stata e mai ci sarà. Ecco perché sono così orgogliosa delle mie radici.

Persepolis era la capitale dell’Iran durante tutto il periodo Achemenide fino a che Alessandro il Macedone attaccò l’Iran e diede fuoco all’intera città e complesso. Da lì Persepolis non fu mai più la stessa. Le rovine restano ancora ma moltissime strutture sono rovinate.

Alcuni dei palazzi importanti di Persepolis sono:

  • Palazzo Apadana
  • Palazzo Tachr
  • Palazzo Hadish
  • Palazzo Shora

 

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2) Giardino Eram

I giardini Iraniani, a meno che non siano un palazzo o un complesso museale all’interno del giardino, non vale la pena visitarli in inverno. Il giardino Eram è uno splendido giardino a Shiraz ma non è bello solo in primavera ed estate. Grazie alla varietà di piante e vegetazione è bello in modo unico in ogni stagione, specialmente in primavera quando i fiori sbocciano. Nel giardino godetevi le splendide piante e i fiori. Fate moltissime foto esteticamente belle per Instagram. Godetevi il tempo e realizzate quanto tutto attorno a voi sia bello. E non toccate quelle piante di peperoncino così carine. Quando ero bambina le ho toccate perché erano carine e ne ho staccati alcuni da portarmi in hotel poi mi sono toccata gli occhi con la mano e mi sono bruciati per 2 ore filate mentre io piangevo. Ho reso la vita un inferno alla mia famiglia.

3) Hafeziye

È il luogo in cui riposa il famoso poeta persiano Hafiz. Le sue poesie sono conosciute in tutto il mondo dagli amanti della poesia. Hafiz era un poeta del XIV secolo ma ancora oggi tutte le sue poesie e le sue opere si trovano in quasi tutte le case persiane. Noi impariamo a memoria le sue poesie, le analizziamo, impariamo lezioni di vita, cerchiamo indizi e ci godiamo davvero le sue parole. Leggere Hafiz è uno dei rituali in molti ritrovi famigliari. La tomba di Hafiz è una delle più belle di sempre. Non si sa come descriverne l’energia e la santità. Ogni anno centinaia di turisti e locali visitano la sua tomba e leggono lì i suoi poemi. i persiani fanno una cosa, quando fanno un “niyat”, come un desiderio, aprono il libro di poesie di Hafiz cercando un segno riguardo al nostro desiderio o in pratica il destino. Hafiz ti guida sempre o ricevi un segno, qualcosa. Dipende da quanto credi nella sua poesia e nel potere delle sue parole.

la sua tomba e’ bella, si trova in un giardino di 2 ettari, con fiori e fontane tutto intorno. La tomba e il giardino all’inizio non c’erano, vennero fatti per lui 65 anni dopo la sua morte. È un posto bello e affascinante. Non dovreste davvero perdervelo, se andrete mai a Shiraz. E io credo davvero che dovreste andarci.

 

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4) Moschea Nasir ol molk

Venne costruita nel periodo Qajar e prese il nome dal re dell’epoca, “Nasir ol molk”. È conosciuta anche come la moschea rosa perché vennero usati molti mosaici rosa nei decori. È un splendida moschea .

La moschea è caratterizzata dalle ampie vetrate colorate della sala di preghiera invernale. Al mattino la luce del sole passando attraverso le vetrate inonda di luce colorata l’interno della sala con un effetto spettacolare. L’effetto risulta amplificato soprattutto nelle prime ore del mattino o nei mesi invernali quando l’altezza del sole è minore e i raggi penetrano sino nel fondo del salone. Le colonne interne sono decorate da piastrelle policrome.

All’interno vi è un Gav Cha o Pozzo delle mucche, si tratta di un pozzo dove in passato grazie alla forza di trazione delle mucche veniva sollevata l’acqua del pozzo.

La moschea presenta i tipici elementi che definiscono lo stile architettonico islamico-persiano (cinque entrate). Nella cultura popolare essa viene chiamata moschea rosaa causa del considerevole uso di questo colore per gli interni e nelle vetrate.

C’è un’atmosfera nei bazar, i prodotti vintage, l’odore delle erbe tradizionali che si spande nell’aria, i rumori della gente che ride e contratta. È davvero un’atmosfera positiva. Comunque, superando il concetto di bazar in sé, parliamo del gran bazar di Shiraz. È molto conosciuto a Shiraz e in Iran.

Ecco alcune informazioni tecniche su questo bazaar:

Fu costruito per ordine di Karim Khan e zand nel XVIII secolo

Ci sono voluti circa 20 anni per costruirlo tutto

Si trova vicino al centro di Shiraz

Il complesso del bazaar include dei bagni pubblici storici e una moschea

Il bazar, nonostante sia stato costruito molti anni fa, è ancora in buone condizioni

Il bazar fu descritto come il vero cuore di Shiraz in quanto tutto ciò che era legato agli affari e al commercio avveniva sui banchi di questo bazar

Anche dopo tutti questi anni il bazaar ha ancora molti negozi e molti affari avvengono qui

I negozi vendono principalmente tappeti persiani, gioielli tradizionali persiani e abiti tradizionali

 

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5) Porta del Corano (Darvazeh-e Quran) a Shiraz

La Porta del Corano o Darvazeh-e Quran è un’antica porta della città iraniana di Shiraz. Si trova all’ingresso nord-est della città, sulla strada per Marvdasht e Isfahan.

La porta fu costruita per la prima volta per ordine del sovrano della dinastia buide ‘Adhud ad-Dawla (X secolo d.C), per essere poi restaurata completamente durante la dinastia Zand (XVIII secolo d.C). In quell’occasione fu aggiunta in cima alla struttura una piccola stanza in cui furono conservate due copie del Sacro Corano  scritte a mano direttamente dal Sultano Ibrahim Bin Shahrukh Gurekani.

In questo modo i viaggiatori che passavano sotto la porta per entrare o uscire dalla città ricevevano la benedizione del Libro Sant.

Durante la dinastia Qajar (XIX secolo) la porta fu danneggiata da numerosi terremoti per essere poi restaurata da Mohammad Zaki Khan Nouri.

Nel 1936 la struttura fu quasi demolita in modo inspiegabile dall’allora sindaco della città e le due copie di Corano furono portate al Museo Pars di Shiraz, dove rimangono tutt’oggi.

La Porta del Corano fu però ricostruita nel 1949 ad opera di Hajj Hosein Igar, un noto mercante conosciuto con il soprannome di E’temad Al-Tejar.

https://erasmusu.com/it/erasmus-shiraz/blog-erasmus/le-maggiori-citta-turistiche-delliran-shiraz-pt-1-559495

https://iqna.ir/it/news/3485268/porta-del-corano-darvazeh-e-quran-a-shiraz

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Khoresh e Gheimeh

Gheimeh è lo stufato più popolare del Iran. Perchè tutte le famiglie lo preparano, almeno una volta alla settimana, facile da preparare ed è sempre un piacere a mangiarlo sia per pranzo che cena.

Ingredienti: 

300 g Carne Ovina o Vitello tagliata a pezzi piccoli da 2-3cm

2 cucchiai Ceci spezzati gialli

1 Cipolla

1-2 cucchiai Concentrato di pomodoro

3-4 Limoni secchi / succo di limone con zest

1 Patata

q.b. Burro Chiarificato

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Preparare limoni essicati

Versate acqua bollente sui limoni secchi, coprite la ciotola con un piattino. Lasciate limoni a mollo per qualche ora. devono ammorbidire perchè poi, dovranno cuocere per 40 minuti nello stufato.

Se non li avete, prendete il succo di 1 limone bio e il suo zest. lo aggungeremo al 15 minuti prima di finire la cottura.

Khoresh Gheime

 Tagliate a dadini le cipolle e soffriggete nel burro chiarificato

Appena diventano traslucenti, aggiungete curcuma, sale, pepe e infine la carne

 Fate rosolare la carne, dunque aggiungete ceci gialli spezzati e concentrato di pomodoro.

Mescolate tutto per qualche minuto e aggiungete acqua bollente fino a coprire tutti gli ingredienti. lasciate sobbollire a fuoco basso finche il carne diventa morbida.

Aggiungete i limoni assieme alla loro acqua e continuate cuocere per altri 40 minuti (SE usate i limoni, 15 minuti prima togliere il khoresh dal fuoco)

Nel frattempo prepariamo le patate fritte: sbucciate una patata e tagliatela a fettine; immergetela 10 minuti in acqua fredda (affinché perda un po’ d’amido), dopodiché asciugatela e friggetela.

Quando lo stufato assume un colore rosso oscuro, si addensa e la carne diventa tenera il Gheimeh è pronto!

Guarnite con patatine fritte.

 

p.s. quando servite Gheimeh, ricordate che i limoni secchi, vengono schiacciati con la forchetta o coltello così lasciano il sugo aspro cha secondo molti fa lo stufato ancora più buono (Iraniani adorano aspro ?). Se non siete fan del gusto aspro lasciatelo da parte.

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Il Gelato Persiano

Ingredienti:

2,5g di pistilli di zafferano

un pizzico di zucchero

30ml di acqua bollente

10g di pistacchi

250ml di latte intero

6 tuorli d’ Ouovo

135 di zucchero

250ml di panna liquida

10ml di acqua di rose

petali di rosa essiccati

Preparazione:

In un mortaio, pestare i pistilli di zafferano con un pizzico di zucchero e poi aggiungere l’acqua bollente e lasciare in ammollo.

Nel frattempo, tostare i pistacchi in un padella a fuoco basso per un minuto o due. Lasciare da parte.

A questo punto scaldare il latte a fuoco basso fino a quando non inizia a ribollire. Toglierlo dal fuoco e tenere da parte.

Mescolare insieme i tuorli d’uovo con lo zucchero fino ad ottenere una crema chiara e voluminosa.

Poco a poco, aggiungere il latte alle uova con lo zucchero, avendo cura di continuare a mescolare per non far impazzire la crema.

Dopo di che versare il tutto in una pentola capiente e far cuocere a fuoco molto basso per circa 8 minuti, fino a che la crema non si sia addensata, anche qui avendo cura di girarla sempre per evitare che impazzisca.

Una volta addensata, togliere la crema dal fuoco e aggiungere l’acqua con lo zafferano e l’acqua di rose.

Colare il tutto servendosi di un setaccio e lasciar raffreddare a temperatura ambiente.

Montare la panna liquida ed aggiungerla alla crema, dopo di che mettere tutto in frigorifero a raffreddare per almeno 30 minuti.

A questo punto, servendosi di una macchina per il gelato, mettere l’impasto nella macchina per ottenere il nostro bastani, aggiungendo i pistacchi tostati a metà del processo. Una volta pronto, mettere in congelatore per un paio d’ore.

Servire il bastani decorato con petali di rose essiccati e granella di pistacchio.

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LA TRADIZIONE DI SHAB-E-YALDA, LA NOTTE PIÙ LUNGA DELL’ANNO

La notte della Yalda, chiamata anche Shab-e Yalda, è una festa molto antica, che ha origine nel mitraismo, cioè la religione del dio persiano Mithra”. Nasce per celebrare la notte più lunga dell’anno: Yalda, infatti, vuol dire “nascita”, mentre Shab “notte”, cioè quando l’oscurità viene sconfitta dalla luce e si va verso giornate sempre più lunghe. Si tratta di un vero e proprio rito: per questa occasione l’usanza vuole che ci si riunisca tutti insieme nel tardo pomeriggio, seduti su materassi e cuscini intorno al korsì, il tipico tavolo basso persiano, di circa 40 centimetri, con i carboni caldi sotto”. Poi, durante le festa è tradizione sorseggiare il tè leggendo le poesie di Hafez, “il più grande poeta iraniano che sia mai esistito, tant’è che in Iran non c’è casa dove non sia presente un suo libro, spesso vicino al Corano, talmente è ritenuto sacro”. E poi, ovviamente, si mangia fino a notte fonda. Infatti, come aggiunge Sabrina della Comunità Iraniana di Firenze, “la cosa importante di questa notte non è la cena, ma quello che si continua a mangiare dopo, tutta notte, fino la mattina leggendo le poesie e raccontandosi storie. Ricordiamo, infatti, che un tempo non si conoscevano le ragioni per cui le giornate erano più corte, per cui si aveva paura del buio e stare insieme fino al mattino era un modo per trascorrere meglio la notte più lunga di tutte”. Insomma, ennesima prova di quanto si tratti di una festa molto antica.

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CIBI E PIATTI DELLA NOTTE DI YALDA

Durante la notte di Yalda, mentre il tempo viene scandito dalla lettura delle poesie di Hafez, si mangia di continuo. A non mancare mai sono semi tostati di zucca, frutta secca e frutta fresca, come melograno, mele, uva, cachi, prugne, arance e anguria. “Melograno e anguria simboleggiano l’abbondanza, il ciclo della vita quindi la rinascita. Yalda, infatti, soprattutto in passato era anche un’occasione per celebrare la fine della stagione dei raccolti autunnali e pregare per la prosperità dell’anno successivo” ci spiega Sabrina. “E poi il rosso è il colore dominante: per noi è il simbolo della ricchezza e della salute, per questo si cerca di consumare più piatti possibile di questo colore, sempre come buon auspicio” continua Massumeh Dehestani, amica di Mohsen. “Anche perché il senso della festa, oltre allo stare insieme, è proprio quello di portare fortuna al nuovo anno, con la vittoria della luce sulle tenebre”. Ma in realtà, come tutto ciò che è tradizione, non segue regole precise: infatti, c’è chi collega il potere magico di questa notte non solo a cibi di colore rosso, ma anche ad altri alimenti. Tutti d’accordo, però, sono sulla presenza del riso, ingrediente principe della cucina iraniana, che si prepara in vari modi: c’è il Baghali Polo con fave; il Sabzi Polo, con pesce e verdure; o ancora il Chelow kabab, una specie di kebab. Spesso, al riso, così come in altre pietanze, viene aggiunto un po’ di zafferano, di cui come forse già saprete, l’Iran è uno dei maggiori produttori.

La notte di Yalda si conclude alle prime luci del mattino, con un dolce a base di riso e zafferano, i due ingredienti simbolici per eccellenza. E ricordate: “in generale la cucina iraniana è molto raffinata e curata nei dettagli, tant’è che Napoleone quando aveva ospiti cucinava francese o persiano” conclude Mohsen.

Chissà se quest’anno si potrà festeggiare la notte di Yalda, anche con pochi intimi. In alternativa, per riunirsi con i propri cari, bisognerà aspettare il 21 marzo, quando con l’inizio della primavera, in Iran si festeggia Nowrouz, cioè il Capodanno.