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Prodotti di bellezza, impennata record nell’e-commerce (e in farmacia)

«Le prospettive sui mercati cosmetici del 2021 risentono inevitabilmente della coda della pandemia che si sperava vada terminando i suoi effetti nei primi mesi del nuovo anno. Se consideriamo quanto accaduto nel 2020, a cavallo dei due episodi di picco del Coronavirus, con le relative attività di contenimento, non possiamo trascurare l’importanza della reattività del settore cosmetico e parallelamente dei consumi nazionali che hanno ripreso in maniera quasi inaspettata pur confermando saldi finali negativi, sicuramente meno critici di quanto si potesse prevedere». Così Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia, l’associazione di categoria, commenta l’impatto che l’emergenza sanitaria sta avendo sul settore della bellezza made in Italy che si appresta ad affrontare un nuovo anno pieno di incertezze. Incertezza sui mercati internazionali

«Anche la domanda estera è rallentata dall’incertezza sui mercati internazionali – continua Ancorotti -. Per il prossimo anno, se non si verificheranno ulteriori condizionamenti sia sulla mobilità dei consumatori sia sulla opportunità o meno di apertura dei negozi fisici, dovremmo registrare un rilancio, sicuramente lontano dai livelli della fine del 2019, ma in netta ripresa soprattutto perché il mercato cosmetico conferma l’insostituibilità dell’uso dei cosmetici, oltre alle nuove modalità di acquisto che inevitabilmente la pandemia ha accelerato. La proiezione ottimistica è generata quindi dal confronto con i periodi di ripresa avvenuti già nel 2020 e si auspica che si consolidano nel corso del 2021».

L’impennata dello shopping online

Unico vincitore di questo squilibrio è l’e-commerce, il solo canale che registra un andamento positivo con un’impennata record del +35%. Il 2020 segnerà anche il sorpasso della profumeria da parte della farmacia che si posiziona al secondo posto per le vendite, con un calo di due punti percentuali, dopo il mass market che, seppur con una lieve contrazione del -1,7%, continua a coprire oltre il 40% del mercato cosmetico. I due canali sono stati sicuramente avvantaggiati dal fatto di non aver mai dovuto chiudere durante l’emergenza in quanto negozi di beni di prima necessità. Perde posizioni la profumeria che arriva terza con un -24%.

 

Le aziende non si arrendono

«Il 2020 è stato un anno particolarmente complesso per il mondo cosmetico nel corso del quale abbiamo cercato di offrire risposte ai diktat di mercato, in primis sicurezza e sostenibilità, offrendo prodotti performanti e all’avanguardia – spiega Matteo Moretti, presidente del Polo della Cosmesi -. Nonostante la difficile congiuntura economica causata dalla pandemia, per la nostra associazione è stato un anno ricco di nuovi progetti e iniziative e la speranza, per il 2021, oltre al ritorno ad una “nuova normalità”, è che si possa continuare in questa direzione. Abbiamo puntato molto sulla formazione, leva strategica per il settore, e sulle attività di comunicazione e di internazionalizzazione. In questo panorama si inserisce anche il Global Cosmetics Cluster Europe, un progetto al quale il Polo, insieme ai cluster cosmetici di diversi Paesi europei, lavora da tempo e che ha come obiettivo quello di aiutare le imprese europee ad accedere a mercati terzi e a conquistare una posizione di leadership a livello mondiale. Si tratta di un’iniziativa importantissima per dare nuovo slancio all’export – leva strategica per le nostre aziende – messo a dura prova dalla pandemia».

 

Domenico Ganassini, presidente di Istituto Ganassini (Rilastil, Korff e Bioclin tra i marchi venduti in farmacia) racconta: «Come tutte le aziende anche noi abbiamo subito una flessione del business a causa della pandemia. Per quanto ci riguarda, nello specifico, le cause principali sono state due: da un lato l’impossibilità di uscire di casa se non per le emergenze nel primo periodo di lockdown (marzo-aprile) ha dimezzato le visite specialistiche e di conseguenza sono calate le prescrizioni relative ai nostri prodotti; dall’altro le entrate contingentate in farmacia sono state un deterrente per le persone che vi si sono recate solo per estreme necessità legate alla salute e questo ha rallentato le vendite commerciali. Avendo i laboratori interni abbiamo immediatamente provveduto a studiare e a immettere sul mercato prodotti specifici per le circostanze, incrementato le offerte e migliorato i rapporti con il nostro cliente, sia farmacia, sia consumatore finale».

 

Il gruppo Ganassini chiuderà il 2020 con un fatturato di 143 milioni di euro pari a un -5% rispetto al 2019. «Il 2021 sarà un anno che ci vedrà molto impegnati nel consolidamento del business e nel suo sviluppo – continua il presidente -. Rafforzeremo le linee dermatologiche e ginecologiche e faremo investimenti crescenti nella logistica per offrire un servizio sempre più puntuale e nella digitalizzazione soprattutto per quanto riguarda l’innovazione delle linee produttive. Ultimo, ma non meno importante, ci concentreremo sulla ricerca che è il fondamento portante di tutta la nostra realtà».

 

Si è adattata alle nuove esigenze del mercato ed è riuscita a chiudere l’anno con quasi tutti gli indicatori economico-finanziari positivi Paglieri. «Grazie alle misure di contenimento del rischio adottate fin dal primo momento dell’emergenza sanitaria, nonché al senso di responsabilità e alla dedizione di tutti i nostri collaboratori, l’azienda ha avuto l’opportunità di mantenere la piena continuità operativa durante il lockdown, sia nella prima che nella seconda ondata – raccontano gli ad Fabio Rossello e Massimo Barisone -. Non abbiamo mai “staccato la spina”, e questo, unito all’ottimo andamento a sell-out del nostro portafoglio prodotti, in crescita di oltre il 6% rispetto allo scorso anno, e al trend positivo dell’export, in crescita di oltre 25 punti percentuali, ci ha permesso di registrare quello che ad oggi è il nostro anno record: probabilmente sfonderemo il muro dei 140 milioni di fatturato con un profit e un Ebitda in crescita a doppia cifra».

 

Il periodo non certo facile non scoraggia l’azienda che ha in cantiere una serie di progetti e investimenti. «A inizio 2021 – dicono gli ad – implementeremo una nuova tecnologia nella produzione dei nostri prodotti: aboliremo i flaconi in favore del doypack, il che ci permetterà di ridurre notevolmente l’impatto ambientale immettendo sul mercato circa l’80% di plastica in meno a parità di prodotto. Questo formato inoltre è molto in voga all’estero, soprattutto nei paesi del Sol Levante, area di assoluto interesse strategico per Paglieri. Sempre parlando di sostenibilità lanceremo a breve il primo prodotto Felce Azzurra Bio con un flacone 100% in plastica riciclata».

 

Il focus sarà anche sull’export, driver principale di crescita dell’azienda che nel 2020 ha segnato una crescita, attraverso l’aumento della penetrazione in Paesi già consolidati come Germania e paesi Balcanici e l’apertura di nuovi mercati potenziali come i mercati asiatici, l’Ucraina e la Polonia. «Proprio per questo – concludono Rossello e Barisone – con il nostro esecutivo, di cui fanno parte anche Debora e Barbara Paglieri, siamo in ascolto per intercettare eventuali offerte di acquisizioni che ci permettano di accelerare il volano di crescita che abbiamo messo in moto».

 

 

Il sole 24 ore.

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